giovedì 2 ottobre 2008

Freud incontra Tarantino e Hideaki Anno: a deep insight of Killer7



Stasera ho terminato Killer7 (versione GameCube).

E' difficile raccogliere le idee che mi sono fatto su questo gioco e scriverne una riflessione, soprattutto perchè la prima sensazione che ho avuto, dopo aver letto "Thank you for playing Killer7" è stata quella di risvegliarmi da un'allucinazione.

In questo momento, a onor del vero, se potessi prenderei il primo volo per il Giappone e mi recherei presso casa Mikami per complimentarmi con lui per il gioco (a mio avviso originale, stiloso ed avvincente) e per chiedergli un incontro a tre con Suda 51 per poter discutere sulla trama di Killer7.

Non potendo, purtroppo, realizzare questo desidero, mi accingo a postare un pò delle mie riflessioni su uno dei giochi, secondo me, più profondi dal punto di vista narrativo mai realizzati negli ultimi dieci anni e, come tale, uno dei più complessi e difficili da comprendere ed analizzare.

Come altre grandi opere nipponiche, vedi Neon Genesis Evangelion, Killer7 sembra avere dentro di sé una moltitudine di livelli di interpretazione che possono lasciare quantomeno spiazzati i giocatori occasionali o comunque coloro che non hanno bene in mente come funzioni la politica giapponese o che non abbiano almeno basilari nozioni di psicopatologia.

Si perchè Killer7 è un concentrato di politica, analisi psicologica dell'animo umano, nonchè una amara satira del sistema istituzionale americano e dei rapporti tra Usa e resto del mondo.

ATTENZIONE! Da qui in avanti potrete imbattervi in SPOILER piuttosto dettagliati!

Ma Killer7 è per metà un videogioco (molto sui generis invero) e per metà anime giapponese: lo si denota non solo dallo stile grafico (Dan su tutti potrebbe essere il figlio di Jigen) ma anche dalla puntuale scelta stilistica di alcuni filmati di intermezzo, oltre che alla presenza di alcuni personaggi che fanno il verso a Sailor Moon (Ayame Blackburn) e i Power Rangers (The Handsome Men).

Tutto questo complica ulteriormente le cose, dato che la già malata atmosfera, viene resa ancora più allucinata da questa alternanza, apparentemente caotica, tra filmati in game e scene animate (molto sulla scia delle produzioni Gainax e Madhouse di ultimo grido, nonchè vicini alla soluzione stilistica della parte anime di Kill Bill vol.1).

Da un lato abbiamo un uomo, Harman Smith, vecchio decrepito e sulla sedia a rotelle, che combatte Kun Lun, leader e creatore degli Heaven Smile, abominii disumani che ridendo in maniera inquietante, aggrediscono gli esseri umani con attacchi esplosivi suicidi.
Dall'altro abbiamo sei killer, ognuno dei quali rappresenta una personalità di Harman: di questi sette (6+Garc) solo Garcian riesce ad interagire con la personalità principale. Gli altri, con le loro varie abilità e caratteri, sembrano quasi solo degli strumenti per consentire ad Harman di compiere le sue missioni.

Attorno ad essi vi sono una serie di personaggi, viventi e non, che interagiscono con i sette Smith, in un modo o nell'altro.

Travis, su tutti, spirito di uno dei primi obiettivi di Smith, sembra saperla lunga sui sette e, già dalle prime battute, un giocatore attento può cominciare a sospettare che le cose siano molto più complicate di come sembrino a prima vista.

Harman è un killer che lavora per il governo degli Stati Uniti, in una situazione mondiale dove i conflitti sembrano sanati per sempre

vengono infatti aboliti i trasporti aerei, le testate atomiche smantellate, viene creato un sistema di distribuzione mondiale nonchè una super-strada intercontinentale.

Una nuova minaccia terroristica, però è dietro l'angolo.

E dietro ci stanno nientemeno che i Giapponesi! Dopo un attacco all'isola nipponica, i sopravvissuti sparsi nel mondo sono pronti a tessere le loro tele per dominare l'assemblea delle nazioni unite e distruggere l'America dall'interno, grazie ad un sistema elettorale bacato alla radice e controllato dal Ministero dell'Educazione, organismo-facciata di Matsuken, organizzazione che mira al dominio degli Stati Uniti


Nel bel mezzo di tutto ciò Smith si trova nel mezzo di due fuochi.
Ma ben presto i nodi vengono al pettine!

Infatti Harman il vecchio e Kun Lun non sono altro che lo Ying e lo Yang, due forze primordiali che continuano a scontrarsi nei secoli, incuranti delle sorti dell'umanità. Garcian è in realtà
Emir, agente di Matsuken che, allevato da Harman Smith (ex presidente usa), a 13 anni compie il suo primo massacro: guardacaso le vittime sono i sei dello Smith Syndicate. Il trauma è tale che egli incorpora in se altrettante personalità, una per vittima, in modo tale da superare lo shock e il ricordo, ed infine idealizza Harman sotto l'aspetto di un vecchio sulla sedia a rotelle da cui prendere ordini. Dunque ogni volta che si trasforma, Garcian/Emir non fa altro che tirar fuori una specifica arma dalla sua inseparabile valigia e variare il suo stile di combattimento, profondamente convinto di aver assunto anche l'aspetto fisico di tale personalità.


Tutto questo è solo la punta dell'iceberg: di mezzo ci sta l'incubo orrorifico di vivere all'interno di una allucinazione, ben rappresentata dalla grafica stilizzata in cel-shading del gioco.

La domanda fondamentale è ciò che stiamo vedendo, i vari livelli di gioco sono il vero svolgimento degli eventi o sono la rappresentazione dei ricordi e dell'immaginazione di Emir/Garcian?
Ciò spiegherebbe il perchè dell'ultima missione, Lion, ambientata proprio nel Colosseum, luogo dal quale, attraverso il Vinculum Gate il nostro protagonista si sposta, forse, dal mondo reale alle sue allucinazioni.


Molte altre domande rimangono senza risposta, almeno in apparenza, dato che, analizzando più approfonditamente i personaggi e i discorsi, soprattutto quelli di Travis, ci si rende conto che, semplicemente, Killer7 è un'allegoria dell'assurdità del potere a tutti i costi, una feroce critica alla politica statunitense e giapponese che sta trasformando i relativi paesi, per citare proprio una delle battute del gioco, in mostri.

Ciò è ben reso dal capitolo dedicato ad Andrei Ulmeyda, una versione moderna e japanime di 1984 di Orwell, e dal capitolo sugli Handsome Men, allegoria del grande vuoto che incombe sulla società giapponese (quando la fantasia dei manga e degli anime supera e cancella la realtà). Tra l'altro in questo episodio notiamo la presenza di un disegnatore che, con i suoi fumetti, prevede il futuro... chissà se Jeph Loeb (Heroes) ha giocato a K7???

Mi scuso per la lunghezza del post... ma Killer7 richiederebbe un'analisi ben più accurata...

5 commenti:

Anonimo ha detto...

doctor. esiste una versione PC?
davvero un giocone.

Boh ha detto...

Temo di no... solo PS2 e GameCube, la prima te la consiglio solo se non riesci a reperire l'altra...

Ma parchè non si connette a MSN mister?

Mister Y ha detto...

Congratulazioni, ottima descrizione.

Mario Morandi ha detto...

Meno male che non l'ho letto prima di completare Killer7... Sì infatti ci sarebbe molto altro da dire e da scoprire sulla "verità" di Killer7, hai fatto comunque una bellissima analisi tirando fuori degli spunti importanti, praticamente il discorso centrale, il messaggio socio-politico che effettivamente il gioco vuole dare.
Per quanto riguarda gli altri "misteri", ad es. devo riprovare l'ultima missione (Lion) e lasciar vivere il tipo per vedere che succede; poi non capisco perché l'ultimo Heaven Smile sia Iwazaru (anche qui, forse si può non uccidere, devo provare...).
C'è solo una piccola svista in quello che hai scritto, dove dici "Dall'altro abbiamo sei killer, ognuno dei quali rappresenta una personalità di Harman: di questi sei solo Garcian riesce ad interagire con la personalità principale." In realtà compreso Garcian sono sette! E con Harman, 8. Sì è un po' assurdo, ma alla fine tra l'altro c'è Killer8... Sono un Killerotto, piccirillo! ;)
Ciao!

Boh ha detto...

Si in effetti, avrei dovuto scrivere "di questi sette (6+Garcian)... è stata una svista! :D Correggo subito! :D